giovedì 27 gennaio 2011

FINALI

LETTERATURA VIAGGIO


OLTRE LA VETTA
Ero ad appena dieci metri dalla vetta. Riuscivo a malapena a scorgerla, ricoperta da un’impenetrabile coltre di nebbia. Ero stremato dalla fatica degli ultimi giorni passati in balia di una bufera e dall’aria sempre più sottile e rarefatta che trasformava anche il più semplice dei movimenti in uno sforzo immane. Pensavo ai miei due compagni di spedizione rimasti ad aspettarmi da qualche parte sul versante nord della montagna. Ma sapevo, dentro di me, che non li avrei più rivisti. Per quanti anni ho sognato questo momento. Eppure ora non riesco a provare gioia. Ancora due passi, ci sono quasi. È lì, pochi metri mi separano da lei. Supero la coltre di nebbia, davanti a me si apre un orizzonte infinito, dentro di me cala il buio più assoluto.







EROTICO


LA VOGLIA

Gli abiti si afflosciarono a terra come un burattino a cui hanno tagliato i fili. Le mutandine un po’ umide le cingevano le caviglie. Lui era sempre lì, in piedi, ad una controllata distanza, il suo istinto che premeva contro la veste stretta. La fissava, cercando di controllare se stesso, il suo respiro, la sua voglia per tanto tempo repressa. Rimase immobile per un altro minuto e poi, sopraffatto dal desiderio, le si lanciò contro, le affondò la testa tra le cosce mordendole il pube e rimase così per qualche attimo, in religioso e disperato silenzio, sprofondando nel calore e nel conforto della sua carne. Poi sollevò il capo, iniziò a risalire il ventre morbido e liscio, sfiorandole la pelle con le labbra e le guance. Un brivido le corse lungo la schiena. L’emozione le attraversò il corpo e l’anima quando si accorse che qualcosa le stava bagnando i seni, sfiorandoli. Ebbe un sussulto, lo strinse a sé con tutte le sue forze e lo vide per la prima volta piangere.




LETTERATURA RAGAZZI



QUELLI DELLA MIA BANDA

Io e Giorgio arrivammo sul luogo dell’appuntamento quasi contemporaneamente. Io in macchina, lui con la solita vespa sgangherata tappezzata di adesivi hippy. Pochi minuti ci separavano dalla mezzanotte del nuovo anno. Parcheggiai sulla piccola piazzola sterrata, lo abbracciai come si fa con un fratello ritrovato dopo tanti anni e, senza perdere altro tempo, estrassi dal bagagliaio due torce e imboccai con lui il sentiero che si addentrava nel bosco e portava alla segheria, un tempo il quartier generale della nostra banda. Tutti quegli anni non avevano tolto al bosco quella tetra e funerea atmosfera. Il sentiero era invaso dalla sterpaglia e dai rovi. Sapevamo che gli altri due ci stavano aspettando lì perché avevamo riconosciuto la loro Renault 4. L’adrenalina era alle stelle. Mi fermai un attimo, col fiato corto, guardai Giorgio negli occhi. Lui mi sorrise. Ce l’avevamo fatta: dopo 25 anni, finalmente, saremmo stati tutti nuovamente uniti.



LETTERATURA FANTASY

UN NUOVO GIORNO
Dopo diverse ore di cammino Hannibal decise di fermarsi per la notte. Aveva scelto di montare le tende a pochi metri dal ruscello che delimitava l’inizio della Palude delle Ombre. La notte era buia, pesante, assoluta. Dai ruscelli e dagli umidi prati salivano spirali di nebbia, simili a fumo, che si arrampicavano minacciose lungo le falde dei colli. Le betulle semispoglie ondeggiavano sulle loro teste mentre un debole venticello serpeggiava tra i fili d’erba. Ma Hannibal non appariva turbato dalle sinistre presenze di quel luogo inospitale. Ora che il sacro amuleto era stato finalmente conquistato, ogni insidia avrebbe potuto essere debellata, ogni ostacolo superato. Sulla Palude delle Ombre col tempo sarebbe tornato a splendere il sole.




STORICO

LO STALLIERE DI CORTE
Pochi giorni dopo la tragica scomparsa della Marchesa, in veste di esecutore testamentario, firmai gli atti notarili con i quali la defunta lasciava alla sua primogenita Matilda, già promessa sposa al figlio dell’Imperatore d’Austria, una rendita di mille scudi e destinava una somma uguale a ciascuno dei suoi domestici. Tutte le terre andarono al legittimo consorte, mentre alla secondogenita Antonia restava l’intera fortuna del nonno. L’indomani, assolti gli obblighi d’ufficio e presentate a chi di dovere le dimissioni dal mio incarico, del quale ero stato insignito grazie ai favori dell’Arciduca, mi congedai dal Marchese e abbandonai per sempre la residenza. Venni più tardi a sapere che, passato lo scandalo, il Marchese, acconsentì a reintegrare a corte lo stalliere, tenendo fede all’impegno preso con la compianta Marchesa e dando prova ancora una volta della sua statura morale e indulgenza.




LEGAL THRILLER


SENZ'ANIMA
Freddo calcolatore, sanguinario carnefice, folle visionario. Il caso Bandini non passerà alla storia per la sua efferatezza, ma per il turbamento che ha suscitato in chi, suo malgrado, ne è stato ignaro complice e attonito spettatore. La sua vicenda ha scandagliato i labirinti mentali della psiche umana e ci ha spinto a riflettere sul senso di prigionia che attanaglia l’uomo e lo induce a compiere un simile gesto. Quasi perfetto e degno di una delle più geniali e feroci menti criminali che mi sia mai capitato di incontrare, il piano di Bandini per trascinare la vittima nel tranello mortale, simulare l’infortunio per costruirsi l’alibi e occultare cadavere e arma del delitto, era perversamente diabolico. La sua onnipotenza però lo aveva indotto a commettere quell’unico, fatale e inevitabile errore, al quale la sua stessa natura lo aveva costretto.




BIOGRAFIA


PROVE GENERALI


Gli ultimi attimi della vita di Lady Walton furono memorabili quanto tutta la sua carriera. Anche se stremata dai lancinanti dolori, Lady Walton volle al suo capezzale tutti i figli del primo e del secondo matrimonio, i tre fratelli, i cugini e gli ultimi quattro direttori artistici che l'avevano seguita. Quella di Lady Walton fu una morte quasi programmata a copione e recitata con una dignità e una serenità tali che chi le fu accanto ebbe la sensazione che assistervi fosse un privilegio e una misteriosa forma di arricchimento. Lady Walton afferrò con la mano tremante lo specchio che teneva sul comodino per sistemarsi l'acconciatura prima delle interviste, si accarezzò la ruvida pelle del volto costellata di rughe e sussurrò con voce sommessa: "Adesso tocca a te!". Fece un profondo respiro, lo trattenne a metà, socchiuse gli occhi e morì.



GIALLO


ENCEFALOGRAMMA PIATTO
Non restavano più dubbi sulla colpevolezza del dottor Morgan. In tutta questa vicenda ciascuno era riuscito a recitare con assoluta precisione la propria parte: medici, paramedici e infermieri. Il dottor Morgan aveva commesso un solo fatale peccato di disattenzione: troppo assorbito dal cancellare dai registri dell’istituto di patologia le cartelle cliniche dei pazienti inspiegabilmente deceduti, non si era accorto che da due giorni il resto del mondo aveva spostato in avanti le lancette dell’orologio essendo entrata in vigore l’ora legale. In un certo senso il dottor Morgan era stato tradito da un decreto, piovuto da un’autorità più grande di quella che lui stesso aveva costruito.




LETTERATURA ISPANO-AMERICANA


C130
Da oltre 30 anni queste immagini accompagnano ogni mio giorno e turbano ogni mia notte. Come ogni lunedì, ero andata a lavorare a casa della signora Segura Castillo. Dalla finestra vidi quattro uomini che caricavano furtivamente un ragazzo in un furgone e si allontanavano in fretta. Non so se fu il mio istinto di madre o un funesto presagio, ma avvertii improvvisamente un dolore fisico nello stomaco. Corsi a casa dove due ore prima avevo lasciato mio figlio Carlos, che preparava il suo primo esame di filologia. Carlos non c’era, ma c’erano i suoi libri buttati a terra. Avevo sentito parlare dei ragazzi scomparsi, “desaparecidos” li chiamano qui, ma fino ad allora non avevo creduto che una cosa del genere accadesse veramente. Non a Carlos, che era un ragazzo semplice, non alla nostra umile famiglia. Oltre ai ricordi, mi rimangono solo la speranza che il mio Carlos non abbia sofferto troppo e l’appuntamento con le altri madri che ogni sabato a Plaza de Mayo chiedono che i loro figli non vengano dimenticati.


FANTASY


PIANETA DI GHIACCIO
La pace però non durò a lungo. Ancora una volta, una navicella della Colonia dei Replicanti violò lo spazio astrale, scatenando l’ennesima guerra. Pur  provato da anni di soggiogazione, soprusi e inganni, il fiero Popolo di Ruslan non abbassò la testa e si adoperò in un’eroica difesa. Dopo sette anni di sanguinose battaglie per un’assurda, ingiusta e inutile supremazia, la Colonia dei Replicanti venne scacciata da Amigdala e confinata in una galassia esterna al sistema stellare. Amigdala rimase nelle legittime mani del Popolo di Ruslan che vi poté finalmente installare la nuova stazione di criopreservazione. Io ed Orion non volevamo farci sfuggire la nostra ultima occasione. Ci iscrivemmo subito nelle liste di volontari per il programma di ibernazione. Avevamo perso l’appuntamento con il domani. Non volevamo fare tardi a quello con l’eternità.


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